Morti evitabili e D3 (dr. R. Malone)

La brutta storia  della vitamina D3 e del bias pro-vaccinale di Fauci



Dr. Robert W. Malone




Avevamo una economica soluzione salvavita,
sia prima sia durante la pandemia...


La scomoda verità è che già fin dall'inizio della pandemia di Covid-19 era disponibile un trattamento poco costoso ma molto semplice ed efficace, che avrebbe potuto salvare la maggior parte delle vite andate perdute
(1-3)
Tutto ciò che l'OMS e la burocrazia della salute pubblica dovevano fare, era raccomandare e favorire l'assunzione di una quantità sufficiente di Vitamina D3. Questo mancato intervento lo si deve al bias antiscientifico e all'ossessione pro-vaccini del dr. Anthony Fauci. Anche in questo caso, mentre venivano pagati dal governo statunitense e dall'industria farmaceutica per promuovere le vaccinazioni, i media hanno censurato e diffamato i medici, sopprimendo la loro possibilità di poter informare la gente con la corretta verità scientifica. La malattia di cui avete sofferto, o la perdita di vite umane nella vostra famiglia e tra i vostri amici, avrebbero potuto essere notevolmente ridotte semplicemente assumendo abbastanza Vitamina D3. Questo è un altro esempio di cosa succede quando si permette a dei burocrati non eletti di controllare la libertà di parola. Crimini contro l'umanità.

L'efficacia della vitamina D3 quale trattamento profilattico per rinforzare il sistema immunitario contro l'influenza ed altri virus RNA respiratori, è stata scoperta per la prima volta nel 2006 (4,5). Ma nonostante il fatto che tale trattamento sia incredibilmente efficace per prevenire la morte (rafforzando il vostro sistema immunitario), non è mai stato oggetto di studio per il trattamento dell'influenza da parte del NIH (National Institutes of Health = Istituto Nazionale della Salute ), né promosso dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention = Centri per il Controllo e Prevenzione delle Malattie) o dal governo statunitense. Uno dei problemi principali è quindi stato, che il non aver tenuto sotto controllo ed analizzato i dati su dosaggi, tempistica degli stessi e stato della malattia, ha prodotto risultati incoerenti negli studi clinici (proprio come abbiamo visto si è verificato con gli studi su Ivermectina ed Idrossiclorochina applicate al Covid). Tuttavia, ci sono prove lampanti e convincenti che quando la Vitamina D3 viene somministrata a scopo profilattico con dosi sufficienti a raggiungere un livello ematico di circa 50 ng/ml, essa riduce in maniera sostanziale l'infezione sintomatica, prevenendo la malattia grave e la mortalità.

La politica sanitaria pubblica di lunga data, in tutto il mondo, prevede l'assunzione di livelli di Vitamina D (generalmente fornita dai prodotti lattiero-caseari) sufficienti a prevenire la malattia ossea chiamata rachitismo. Ma si tratta solo di un livello minimo, che deve servire ad impedire una malattia chiaramente debilitante. I livelli di vitamina D consigliati, e contenuti nel nostro latte, non sono sufficienti a garantire invece quei ben più raffinati effetti di rafforzamento del sistema immunitario di questa vitamina/ormone. Il modo in cui il nostro corpo produce normalmente la vitamina D richiede molta luce solare, ma la vita moderna o le latitudini settentrionali rendono la cosa difficile - soprattutto nei mesi invernali, proprio quando i virus respiratori causano la maggioranza di malattie e morti. Per certi versi, la malattia e il decesso causati da Influenza ed altri virus respiratori a RNA sono legati allo stile di vitaLe cose stanno semplicemente così. Una morte in larga parte inutile ed evitabile.

Di recente ho parlato con uno scienziato e medico, ex membro di una equipe di ricerca del Dipartimento della Difesa (DoD), il quale, analizzando i dati dei combattenti in guerra, nel 2006 fece una scoperta sbalorditiva. Il ricercatore e la sua equipe stavano cercando elementi che potessero aiutarli a spiegare perché alcuni soldati si ammalano pesantemente a causa dei virus influenzali circolanti, mentre altri no. Ascolto molti resoconti nel mio lavoro, ma questo fu una novità anche per me.

In qualsiasi dato anno, i soldati sono tutti ugualmente esposti alle stesse varianti di virus influenzale, quindi questi scienziati si chiedevano a cosa fossero dovute le differenze negli esiti clinici. Premessa importante: moltissimi dati indicano che l'Influenza Spagnola del 1918 - dilagata nel mondo alla fine della Prima Guerra Mondiale e causa di così tanti decessi in persone relativamente giovani - è stata molto probabilmente scatenata da giovani reclute statunitensi del Midwest, portatori del virus dell'influenza suina. Tale spiegazione su come ha avuto origine l'Influenza del 1918, si basa sul fatto che queste giovani reclute contadine abbiano introdotto un virus suino adattatosi all'uomo, dagli Stati Uniti fin sul teatro di battaglia europeo, dove incubò come in una capsula di Petri a causa delle orribili condizioni della guerra di trincea, e venne poi diffuso ai civili di tutto il mondo dai soldati di ritorno. L'etichetta di "Spagnola," applicata alla malattia dal media mainstream statunitense dell'epoca, fu un altro caso di propaganda, che doveva servire a distogliere la responsabilità del Governo USA dallo scoppio di una malattia infettiva letale. Alla luce di questo, si può capire perché proprio il Dipartimento della Difesa - in particolare il Walter Reed Army Institute of Research - abbia una così lunga storia di ricerca sui virus influenzali - avendo iniziato molto prima che CDC, NIH o NIAID esistessero.

Questo scienziato del DoD e il suo team avevano condotto uno studio retrospettivo, da cui risultava che maggiori livelli basali di vitamina D erano collegati ad una minore contagiosità o sviluppo di malattia da virus respiratorio (Influenza), avvalendosi di una banca dati militare per correlare i livelli di vitamina D ai tassi di influenza e mortalità. A quel punto, il DoD era convinto che se il loro ricercatore avesse presentato lo studio al dr. Fauci - al tempo Direttore del NIAID [National Institutes of Allergy and Infectious Diseases = Istituto Nazionale di Allergologia ed Infettivologia- il governo statunitense avrebbe preso la direzione di investire in questo tipo di ricerca e sviluppare delle corrispondenti linee guida di trattamento. Il DoD vedeva, in questa profilassi così sicura, tutto il potenziale per ridurre le malattie e i decessi causati dall'Influenza, perciò assegnò al ricercatore il compito di contattare il Dr. Fauci per illustrargli la scoperta.

Lo scienziato mi ha raccontato di aver programmato l'incontro come richiestogli, e di aver illustrato al dr. Fauci tutti quei dati solidi come roccia. Dopodiché, è stato a sua volta informato dal dr. Fauci, che la politica statunitense è quella di tenere l'Influenza sotto controllo mediante vaccinazioni, e non mediante terapie. Fine della storia. Zero disponibilità a finanziare o supportare lavori futuri. Il NIAID non aveva alcun interesse a proseguire lo studio sulla vitamina D3 come profilassi per le malattie respiratorie quali l'influenza, e il Dipartimento della Difesa abbandonò ogni ulteriore sviluppo della ricerca. Tutto ciò significa, che oltre 15 anni fa il dr. Fauci aveva già fissato le politiche che hanno costituito l'attuale strategia anti-Covid del governo statunitenseMa dato che quella politica si estende ben oltre la sola Influenza, significa che si tratta di una risposta/strategia a cui il governo statunitense vuol ricorrere per ogni epidemia infettiva, comprese quelle che possono insorgere a causa di una minaccia biologica pandemica o virale. La politica ufficiale del Governo statunitense, stabilita dal dottor Fauci, è quella di volere dei vaccini contro i virus respiratori sopra ogni cosa, e di non permettere la promozione di altre soluzioni profilattiche.

Conoscendo tali antefatti, come ci si poteva aspettare qualcosa di diverso, da parte del governo USA, se non questa ossessione esclusiva per la risoluzione vaccinale di una malattia respiratoria infettiva, come il Covid-19, nonostante le eccellenti ed economiche alternative già disponibili?

I dati a favore dell'uso di vitamina D3 sono estremamente solidi; ora ci sono persino gli studi clinici randomizzati che ne appoggiano l'uso specificatamente per il trattamento del COVID (6), oltre a molti studi clinici retrospettivi che ne dimostrano l'efficacia. Il titolo di un'importante ricerca di meta-analisi pubblicata a ottobre 2021 recita: "Rischio di mortalità Covid19 inversamente correlato allo stato di vitamina D3, e tasso di mortalità vicino allo zero teoricamente raggiungibile a 50 ng/mL 25(OH) di D3 - Risultati di una revisione e meta-analisi sistematica(7). Il titolo dice praticamente già tuttoEppure, le linee guida presenti sul sito del NIH affermano ancora oggi, maggio 2022:

"Non esistono prove sufficienti per poter fare raccomandazioni né a favore né contro l'impiego di vitamina D nella prevenzione o nel trattamento del COVID-19.

Il sito del CDC non menziona per nulla il collegamento tra i livelli di Vitamina D3 e la diminuzione di malattia grave e morte nelle malattie virali respiratorie, Covid incluso. Le direttive NIH citano solo uno studio svoltosi in Brasile - durante il quale venne somministrata vitamina D a pazienti di un'unità di terapia intensiva con Covid in fase avanzata  - quale unico criterio di riferimento per le loro valutazioni sulla vitamina D. Arrivando persino a sostenere che quello studio è difettoso, scrivono: 

"Va notato che questo studio ha avuto un campionamento di ridotte dimensioni e che ha arruolato partecipanti dalla vasta gamma di co-morbidità e di trattamenti farmacologici concomitanti. Il tempo tra l'insorgenza dei sintomi e la randomizzazione è stato relativamente lungo".

Eppure, è proprio questo lavoro da loro dichiarato imperfetto, l'unico su cui il NIH si basa per affermare che non esiste alcun legame tra i livelli di vitamina D e la riduzione di incidenza e malattia da SARS-CoV-2, ignorando al contempo tutti gli altri dati, compresi gli studi superiori. Una chiara dimostrazione di bias scientifico, che come risultato ha causato così tante cattive decisioni nella gestione della salute pubblica durante l'attuale epidemia.

Nelle linee guida del CDC non c'è nulla riguardo a tutti gli studi di meta-analisi, quelli retrospettivi e persino quelli clinici randomizzati che invece confermano i risultati con l'uso preventivo di vitamina D3 - solo un obliquo riferimento al sito clinicaltrials.gov in caso uno volesse maggiori informazioni. Tutto questo è sconvolgente. Come altro spiegare la cosa, se non definendola una cattura normativa da parte degli istituti governativi interni al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani statunitense, tra i quali figurano CDC, NIH e FDA?

Di fronte ad una malattia infettiva emergente, farmaci e terapie disponibili sono spesso la PRIMA linea di difesaQuando si trovano di fronte ad una nuova malattia infettiva, o a qualsiasi patologia sconosciuta, i medici usano il ragionamento deduttivo. E' QUESTO il modo in cui viene insegnato loro a rispondere ad una malattia appena identificata, di qualsiasi tipo. Fino a quando non c'è un piano di trattamento comprovato, davanti ad una diagnosi sconosciuta o poco chiara è questo il metodo che si dimostra essere più efficace (8) : cominciare a trattare i sintomi fino a quando non si riesce a comprendere la fisiopatologia sottostante.

E col Covid è stato chiaro fin da subito che i medici in prima linea erano in grado di sviluppare terapie efficaci, usando questa strategia. C'erano già molti farmaci e molti trattamenti funzionanti (compresa la vitamina D3 profilattica). Questi medici facevano deduzioni e trattavano i sintomi. I numeri di vite salvate usando questo metodo sono stati sbalorditivi, fino a quando il governo non ha comunicato loro, letteralmente, che non dovevano più usare queste cure. E dall'altra parte, ha imposto ai pazienti di restare a casa ad aspettare.. fino a quando i loro livelli di ossigeno erano così bassi che le labbra diventavano blu. E' stato criminale da parte del Dipartimento della Salute e del governo degli Stati Uniti. Un vero e proprio crimine contro l'umanità.

Ci sono stati medici che hanno ignorato queste linee guida e si sono comportati come dovrebbe comportarsi ogni medico che rispetta il giuramento di Ippocrate. Hanno salvato delle vite. Hanno formato silenziose comunità, con altri medici, per trovare insieme dei trattamenti praticabili. Il dr. George Fareed e il dr. Brian Tyson sono due di questi medici che hanno salvato migliaia di vite, come documentato nel loro libro “Sconfiggere le tenebre del Covid-19: come due medici hanno curato con successo 7000 pazienti ["Overcoming Covid-19 Darkness" ingl.]. Confrontate i casi studio ed i protocolli presenti in questo libro - o le molte storie complementari di altri medici in prima linea (i dottori Peter McCullough, Pierre Kory, Paul Marik, Vladimir (Zev) Zelenko e Richard Urso negli USA, o Didier Raoult e i suoi colleghi in Francia, solo per citare alcuni esempi) - con quanto è successo non appena il governo statunitense è stato coinvolto nella imposizione dei trattamenti anti Covid 

E' successo che, disgraziatamente, il governo degli Stati Uniti non ha sostenuto l'operato di nessuno di quei medici in prima linea, e ha anzi lavorato duro per sminuire e sabotare ogni terapia multi-farmacologica precoce, attuabile con medicinali già autorizzati. Esattamente, cioè, quanto fece il dr. Fauci 15 anni fa, quando venne a sapere del ruolo che la vitamina D3 può svolgere nel ridurre malattia e decessi nelle patologie respiratorie.

Per comprendere ulteriormente la portata della tragedia causata da questo bias ormai cronicizzato, basti pensare a tutti gli anziani che avrebbero potuto avere qualche buon anno di vita in più e della cui saggezza i nipoti avrebbero potuto beneficiare, ma che invece sono morti di influenza solo perché nessuno ha mai detto loro di tenere alti i livelli di vitamina D3. E tutto questo, solo perché il dr. Fauci ritiene che la prima linea di difesa debbano essere sempre unicamente i vaccini.

Tutto ciò si rifà anche alla ERRATA logica di una immunità di gregge ottenibile coi vaccini. Un errore di logica, secondo cui potremmo tenere considerevolmente controllata l'Influenza tra la popolazione statunitense usando le vaccinazioni di massa. Ed è assolutamente errato, perché:

1) l'Influenza muta costantemente, proprio per eludere i vaccini a disposizione,
2) esiste comunque un'ampia fetta di popolazione mondiale priva di vaccino stagionale, quindi i viaggiatori introducono di continuo nuovi ceppi negli Stati Uniti
3) nel prevenire le malattie influenzali, i vaccini hanno un'efficacia massima del 40% ... e spesso molto meno (vi suona familiare?)
4) esistono enormi serbatoi animali che ospitano e sviluppano nuovi ceppi di virus influenzali costantemente

Per via, però, del successo con l'eradicazione del vaiolo, la salute pubblica "ufficiale" (e il signor Bill Gates) sembrano proprio non riuscire a capire che non tutti i virus sono virus a DNA (come il vaiolo) - dalla mutazione quindi estremamente lenta e rinvenibile SOLO negli esseri umani. Paragonare quello del vaiolo ad un virus respiratorio - dalla mutazione molto rapida e con un grande serbatoio animale a disposizione - è illogico ed ingenuo.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo, di una decina d'anni. Immaginiamo che, nel 2006, il dottor Fauci avesse autorizzato il Dipartimento della Difesa o qualche altro ente di ricerca a fare uno studio clinico randomizzato ben concepito, sui benefici di livelli adeguati di D3 nella prevenzione delle malattie da virus respiratorio. Se tale studio fosse stato finanziato, i risultati avrebbero dimostrato che una elevata integrazione di vitamina D3 per raggiungere livelli ematici superiori a 50 ng/ml, aiuta a prevenire malattia e morte causate dal virus dell'influenza. Immaginiamo che cinque anni dopo (al più tardi) il CDC abbia diramato una linea guida sui livelli di vitamina D3 (in particolare per gli anziani). A solo scopo di dibattito, buttiamo lì anche un numero. Un numero moderato, basato su quanto sappiamo ora. E diciamo che il 50% delle persone morte per influenza nel decennio successivo si sarebbero salvate se avessero avuto  livelli sufficientemente alti di vitamina D3 nel sangue. Una sezione del  sito CDC riporta che negli Usa muoiono di influenza mediamente 35.700 persone all'anno. In altre parole, nell'ultimo decennio sono morte circa 357.000 persone a causa dell'influenza. Il che significa che, se il 50% delle persone può salvarsi grazie alle integrazioni di vitamina D3, nell'ultimo decennio negli Usa si sarebbero potute salvare 161.000 individui... se soltanto il CDC avesse promosso a livello nazionale la somministrazione profilattica di vitamina D3. Pensateci. Un semplice trattamento da pochi centesimi al giorno, che non è mai avvenuto.  Perché? Perché il Dr. Fauci ritiene che gli USA usano le vaccinazioni per curare l'influenza e che la chiave di tutto è l’immunità di gregge indotta da vaccini - una distorsione antiscientifica con cui non è mai venuto a patti nella sua testa.

Andiamo ora velocemente avanti, fino al Covid-19. Quante persone si sarebbero potute salvare semplicemente portando i loro livelli di vitamina D3  fino a 50 ng/ml (o di più!)? Sapevamo già della vitamina D3. Non è che servisse uno studio clinico randomizzato, per capire il legame tra D3 e morbilità/mortalità da virus respiratorio a RNA. I soli Stati Uniti avrebbero potuto salvare centinaia di migliaia di vite. Per non parlare di tutte le possibili vite che si sarebbero potute salvare nel resto del mondo. Che queste vite siano state perse inutilmente non è accettabile sotto alcun motivo, condizione o forma. E' un crimine contro l'umanità.

Sono molte le persone (e i medici) che si basano sul CDC e sul NIH per avere una guida nelle decisioni che riguardano la salute e il benessere. E' ora che queste organizzazioni si rimettano a fare il loro lavoro, e la smettano di dipendere dagli antiscientifici condizionamenti di burocrati molto influenti. Il loro lavoro è quello di proteggere la salute del pubblico. Non di portare avanti gli interessi dell'industria farmaceutica e dei suoi azionisti.

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1.         Brenner H, Holleczek B, Schottker B. Vitamin D Insufficiency and Deficiency and Mortality from Respiratory Diseases in a Cohort of Older Adults: Potential for Limiting the Death Toll during and beyond the COVID-19 Pandemic? Nutrients. 2020;12(8).

2.         Ilie PC, Stefanescu S, Smith L. The role of vitamin D in the prevention of coronavirus disease 2019 infection and mortality. Aging Clin Exp Res. 2020;32(7):1195-8.

3.         Maruotti A, Belloc F, Nicita A. Comments on: The role of vitamin D in the prevention of coronavirus disease 2019 infection and mortality. Aging Clin Exp Res. 2020;32(8):1621-3.

4.         Cannell JJ, Vieth R, Umhau JC, Holick MF, Grant WB, Madronich S, et al. Epidemic influenza and vitamin D. Epidemiol Infect. 2006;134(6):1129-40.

5.         Grant WB, Garland CF. The role of vitamin D3 in preventing infections. Age Ageing. 2008;37(1):121-2.

6.         Villasis-Keever MA, Lopez-Alarcon MG, Miranda-Novales G, Zurita-Cruz JN, Barrada-Vazquez AS, Gonzalez-Ibarra J, et al. Efficacy and Safety of Vitamin D Supplementation to Prevent COVID-19 in Frontline Healthcare Workers. A Randomized Clinical Trial. Arch Med Res. 2022.

7.         Borsche L, Glauner B, von Mendel J. COVID-19 Mortality Risk Correlates Inversely with Vitamin D3 Status, and a Mortality Rate Close to Zero Could Theoretically Be Achieved at 50 ng/mL 25(OH)D3: Results of a Systematic Review and Meta-Analysis. Nutrients. 2021;13(10).

8.         Shin HS. Reasoning processes in clinical reasoning: from the perspective of cognitive psychology. Korean J Med Educ. 2019;31(4):299-308.


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Articolo originario
Preventable Deaths and D3. The Ugly History of Vitamin D3 and Fauci's pro-Vaccine Bias
dr. Robert W. Malone

Traduzione italiana Daniela Brassi